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Amore e Psicologia

psicologo, psicoterapeuta, psicoterapeuti

Nelle varie forme che può assumere, l’Amore è una vicenda con cui tutti, prima o poi, ci confrontiamo. L’Amore che inizia, che finisce, che vorremmo, che neghiamo, che rifiutiamo. L’Amore per se stessi, per l’altro, per un’idea, per la vita.
In tanti, filosofi, artisti, scienziati, hanno parlato d’Amore, hanno provato a descriverlo, a darne un senso, a definirlo. L’Amore è anche al centro dei nostri discorsi più comuni e quotidiani.
Eppure, nonostante le milioni di parole spese per parlarne e l’uso/abuso che se ne fa nella vita di tutti i giorni, esso continua ad essere oggetto misterioso, rete in cui rimaniamo impigliati, costretti a viverlo senza capire, il più delle volte, quello che ci succede.
In terapia il tema dell’Amore è centrale, non solo per le coppie. Seguire il paziente nelle sue vicissitudini amorose è fondamentale per comprenderlo nel profondo. I vissuti che riguardano il desiderio di stare bene in una dimensione di coppia sono sempre così intensi e struggenti a tutte le età che facilmente fanno capolino nella relazione terapeutica, espressi sia nella difficoltà di accedere ad una relazione amorosa che nel dover scegliere di portarla avanti o di uscirne e fare i conti con l’altro un tempo tanto desiderato.
Gli autori di ambito psicoanalitico ci hanno molto parlato dell’Amore.
Come per ogni dimensione che esploriamo dell’essere umano, dobbiamo tenerne in considerazione la natura biologica, psichica e sociale. Questo comporta che ciò che diciamo non solo va oltre la componente fisica ma va anche contestualizzato in una certa epoca e cultura.
Ad esempio abbiamo ereditato da Platone il mito dell’Amore come ricongiungimento con l’altra metà da cui siamo stati originariamente separati. Ecco allora che circola l’idea dell'esistenza per ognuno di noi di un unico vero Amore, sul quale la nostra volontà o consapevolezza non può in alcun modo interferire. Oppure ci pensiamo prede inerti di un cupido-bambino che tira frecce per sua capricciosa volontà.
La prima fase, quella dell'innamoramento, con i suoi effetti distorcenti e idealizzanti, prima o poi finisce. E' in quel momento che ci rendiamo conto che siamo persi per una persona reale e concreta. Probabilmente con sgomento ci accorgiamo, conoscendola meglio, che ha proprio i difetti che più ci fanno arrabbiare. A quel punto molti se la danno a gambe levate oppure accettano il fardello pensando ad uno scherzo del destino.
Eppure quando abbiamo il coraggio di andare oltre e di accedere al percorso d'Amore, troviamo presto una terza possibilità: conoscerci/riconoscerci recuperando il senso per cui ci siamo innamorati e legati a quella persona. Proviamo a capire insieme il perchè.
Sempre in quello che pensiamo e sentiamo c’è un senso, spesso più d’uno, tanti quanti sono gli aspetti complessi della nostra esistenza.
Quando ci innamoriamo esprimiamo il desiderio di sessualità, di essere accuditi e di accudire a nostra volta, esprimiamo il desiderio di poterci vivere per come siamo e di mettere in atto e convalidare le nostre strategie relazionali.
Il legame di coppia garantisce soddisfazione a tanti livelli di bisogno e desiderio contemporaneamente. Come la coppia esprime e trasforma questi nel corso del tempo, fa parte della ricerca di un continuo stato di equilibrio dinamico.
Ancora, il legame garantisce la speranza incarnata sia nella nuova relazione con il partner sia nei possibili nuovi progetti, in particolare dei figli, di riparare al passato trasformando il presente. Così i futuri sposi spesso si dicono di una relazione che sarà completamente diversa da quella della famiglia d’origine dove le difficoltà troveranno soluzione e dove i torti e le mancanze verranno sopperiti.
In parte è vero ma molti autori mettono in luce l'aspetto di oggetto ri-trovato assunto dalla persona amata, quella che in qualche modo ci lega al mondo relazionale da cui proveniamo, simile a mamma e papà, figure che hanno segnato le nostre prime esperienze amorose.
Certamente le prime risposte d'amore che riceviamo risultano molto importanti per la costruzione della nostra identità futura e anche per la stessa possibilità di aprirci alla dimensione relazionale.
Balint ci illumina del concetto di "amore primario" che, se pur chiamato in altro modo, viene facilmente riconosciuto nella coppia neomamma - neonato. Nei primi mesi di vita, infatti, il bambino si dispone in attesa di un amore sconfinato che la madre non disattende, spendendosi totalmente per il suo piccolo senza aspettarsi nulla in cambio. In questo modo al bambino, ancora fragile e incapace di tenere insieme le contraddizioni del mondo, viene data la possibilità di pensare che sarà amato sempre e comunque, senza sforzi da parte sua. In qualche modo questo Amore è il buon terreno in cui coltivare le varie capacità, quelle cognitive ma anche quelle relazionali, come la possibilità di provare empatia, di comprendere lo stato d’animo dell’altro e di prendersene cura. Se questo, per qualche motivo, non può avvenire e il bambino non può fare esperienza dell'amore passivo, si sviluppa in lui una grande sofferenza che esprimerà con la ricerca rabbiosa, anche da adulto, di essere amato senza riuscire ad amare. L'amore immaturo si manifesterebbe, in seguito alla mancata dedizione materna, come necessità di soddisfare tutti i bisogni in modo immediato e puntuale palesando però, sotto questa richiesta onnipotente, un'assoluta dipendenza dall'oggetto.
Per altri autori la spinta distruttiva dell'odio si accompagna alle prime esperienze d'amore se non addirittura le precede. Odio e Amore sembrano inscindibili nell'esperienza umana e, forse, non interessa ai fini della salute psichica quale dei due venga prima ma piuttosto come e se riusciamo a tenerli insieme e a tollerare che entrambi ci appartengono e appartengono alla nostra relazione con gli altri. L'odio è l'esperienza che facciamo della mancata fusione, la disillusione della possibilità di com-prendere tutte le esperienze di vita, la fatica ad accettare la solitudine. Odiamo chi non ci ama.
Nel nuovo legame noi ritroviamo, quindi, aspetti delle nostre relazioni importanti passate. Come a dire che se nel partner ad un livello più consapevole riponiamo la nostra fiducia di poter fare qualcosa di nuovo, nello stesso tempo ad un livello più profondo vogliamo la garanzia che questi porti in sé la possibilità di riattualizzare modalità relazionali arcaiche e ben conosciute.
L'Amore ha questa duplice portata. Nel suo progetto per il futuro, l'Amore è la nostra possibilità di andare oltre questi oggetti passati e interni riattualizzandoli. La ricerca del proprio Amore, infatti, in qualche modo sostenuta anche dalle leggi biologiche, è la spinta incessantemente evolutiva che abbiamo noi esseri umani. Nell'amare ci mettiamo la nostra speranza di poter riparare al passato, ci diamo una chance per trasformare il futuro, per far parte di qualcosa di diverso ma lo possiamo fare solo a partire dal punto in cui ci troviamo e con il bagaglio che ci ha accompagnato fino ad allora.
L'amato diventa, tenendo conto di entrambi gli aspetti, il nuovo - familiare. In lui ci riconosciamo come se fossimo legati da sempre ma ci sorprendiamo per i nuovi vissuti di cui si arricchisce la nostra esistenza, la possibilità di vederci diversi, di fare un nuovo progetto.
Dell’Amore sorprende questa misteriosa possibilità di “interpenetrazione reciproca con la soggettività dell’altro” (Grotstein, 2000). Siamo due ma siamo anche uno, un noi che non può essere ridotto a somma tra le parti ma che è nuova costruzione, altro dalla singolarità, nuova identità.
Trovo che Bion abbia colto dell'Amore l'aspetto più interessante: l'amore è ciò che garantisce la conoscenza.
Nel legame d’Amore non troviamo appagamento solo ai nostri bisogni sessuali e di accudimento ma troviamo anche la possibilità di esprimerci costruendo nell’interazione con l’altro un tessuto fatto di vecchi e nuovi significati che stiamo dando a noi stessi, alla relazione, alla vita.
Perchè ci siamo legati proprio a quella persona? Perchè abbiamo costruito quel tipo di relazione? Perchè ora vogliamo disfarcene? Rispondere a queste domande ci permette di cogliere i significati che ci portiamo dentro e quelli nuovi a cui ci stiamo accostando.
La fatica è riuscire a recuperare il nostro essere attivi nella costruzione relazionale con l’altro, comprendendo la scelta, inconscia, che abbiamo fatto e cogliendo l’utilità, seppur a volte dolorosa, che hanno per noi quelle modalità relazionali, anche e soprattutto quando non le sopportiamo proprio!
Questo permette di riuscire a discernere le emozioni in gioco, a farle confluire in maniera costruttiva, recuperando i vissuti proiettati.
L’esperienza dell’Amore di coppia in questo modo può diventare davvero un cammino evolutivo nella comprensione personale e condivisa, rendendo libero l’accesso a nuove dimensioni della nostra esistenza.
L’Amore permette la conoscenza e la costruzione di significati, necessità da cui non può prescindere l’essere umano e che gli garantisce salute e benessere.
Porci allora di fronte alla persona amata e al nostro Amore per lei con la curiosità di capire cosa si sta esprimendo di noi in quel modo, è allora l'esperienza di rendere concreto il nostro mondo interno e vederlo dispiegarsi in forme e modi sconosciute a noi stessi.

Amore amore che cos'è
questa porta che si è aperta
quest'onda che ci trasporta
chissà dove ci porta


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