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Il Bullismo

psicologia, psicoterapia, psichiatria, attacchi di panico, fobie, disturbi umore

Il bullismo

Il bullismo, ossia il problema delle prepotenze tra pari, è caratterizzato dalla tendenza a ripetersi nel tempo,dall’intenzionalità dell’attacco messo in atto dal/i prevaricatore/i e dalla presenza di uno squilibrio di potere tra il bullo e la vittima.
Il bambino/ragazzo prevaricato, infatti, è generalmente contraddistinto da una maggiore vulnerabilità, in quanto, ma non sempre, è fisicamente più debole rispetto al/i bullo/i, è più timido e meno capace di difendersi efficacemente dagli attacchi e dalle molestie del/i bullo/i ed è usualmente isolato e poco considerato dai compagni di classe.
Nel complesso il bullismo rappresenta un abuso sistematico di potere da parte del/i ragazzo/i che si rendono autori di prepotenze ai danni di uno o più compagni di scuola.
È possibile riconoscere come “prepotenza” qualunque aggressione, esplicita o nascosta, qualunque umiliazione od intimidazione perpetrata da uno o più bambini/ragazzi ai danni di uno o più compagni.
Le prepotenze possono essere poste in essere da singoli alunni, ma generalmente vedono il coinvolgimento del gruppo dei compagni, che operano a sostegno del bullo o partecipando attivamente alla prevaricazione o isolando la vittima e mostrandosi indifferenti nei suoi confronti. Talora il gruppo viene manipolato dal prepotente affinché più compagni partecipino alle prepotenze o molestino la vittima al posto del bullo (bullismo relazionale).
Gli atti di bullismo avvengono prevalentemente entro o nei dintorni del contesto scolastico, tuttavia in misura crescente le prepotenze vengono riportate nel contesto virtuale di internet (ad esempio attraverso la pubblicazione in rete di filmati che riprendono le prevaricazioni) o vengono messe in atto per mezzo delle tecnologie (uso di sms, chat-line, e-mail). In queste situazioni si parla di cyberbullying.

Anche una sola prepotenza costituisce un indicatore di disagio entro il gruppo classe, disagio che si configura esplicitamente come bullismo al ripresentarsi delle molestie (già due prevaricazioni, anche di diverso tipo, denotano la presenza di bullismo nel gruppo-classe.

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Prepotenza e reato. Una categoria di comportamenti non classificabili come bullismo (pur avendo con questo in comune le motivazioni iniziali, i destinatari, le condizioni in cui si manifestano) è quella degli atti particolarmente gravi, che si configurano come veri e propri reati. Aggressioni fisiche violente, utilizzo di armi o oggetti pericolosi, minacce gravi, molestie o abusi sessuali sono condotte che rientrano nella categoria dei comportamenti antisociali e devianti e non sono definibili come “bullismo”. In questi casi, la scuola non può agire da sola, ma deve appoggiarsi alle istituzioni del territorio.

Prepotenza e scherzo. Il limite tra prepotenza e scherzo è poco definito, tuttavia un punto di riferimento chiaro per discernere tra prepotenza e gioco è costituito dal disagio della vittima. Ricordando che per meccanismi psicologici di giustificazione ed auto-giustificazione spesso il bullismo viene presentato dai prepotenti e dai loro compagni come azione scherzosa, ogni qual volta il bambino/ragazzo che subisce la situazione esprime con parole o atteggiamenti di essere in difficoltà è possibile ravvisare l’evento come un episodio di prepotenza. A tale riguardo, è utile ricordare che bambini e ragazzi valutano come prepotenti od umilianti condizioni ed atti che non sempre vengono percepiti come gravi da parte degli adulti.
I vissuti dei ragazzi coinvolti, pertanto, costituiscono i principali indicatori per l’individuazione di singole prepotenze e di situazioni di bullismo.

Come riconoscere la vittima?

Come scientificamente accertato, non sono peraltro le caratteristiche fisiche a condizionare il ragazzo/a al punto da fargli assumere il ruolo di vittima, ma piuttosto il carattere ansioso-remissivo e la scarsa autostima, solo in parte giustificata da effettive condizioni di inferiorità fisica o svantaggio.
Indicatori primari: è stato preso in giro pesantemente dai compagni e/o ridicolizzato; è stato intimidito, minacciato; è stato umiliato; è stato picchiato, spinto, aggredito fisicamente e non è riuscito a difendersi; è stato coinvolto in liti e scontri senza essersi difeso adeguatamente; oggetti di sua proprietà sono stati danneggiati, rubati, sparsi in giro o nascosti; presenta lividi, tagli, graffi, vestiti rovinati e non sa dare spiegazione di come si siano prodotti
Indicatori secondari: durante i momenti di interazione libera tra pari (intervallo, mensa) è restato da solo, è stato isolato dai compagni; è stato scelto per ultimo nei giochi di squadra; durante i momenti di sospensione delle lezioni (intervallo, mensa...) ha evitato di interagire con i compagni ed è rimasto nelle vicinanze di un adulto (insegnante,personale non docente); sembra depresso, giù di morale; piagnucola; sembra ansioso, insicuro (ad esempio trova difficile parlare in classe); registra un immotivato calo del rendimento, improvviso o graduale.

Gli indicatori primari rappresentano indici più marcati di rischio per la condizione di vittima. L’elevata frequenza di comparsa di due o più indicatori primari segnala una situazione di più elevato rischio di bullismo reiterato. La presenza di un solo indicatore primario o di soli indicatori secondari e con bassa frequenza di comparsa denotano un potenziale rischio di vittimizzazione occasionale.

 

Come riconoscere il bullo?

Il tratto distintivo è l’aggressività, abitualmente verso i coetanei e, occasionalmente e in condizioni di presunta impunità, anche verso gli adulti. Il bullo crede di poter dimostrare non solo superiorità fisica, ma intelligenza, furbizia, capacità di dominare le persone e le situazioni.

Contrariamente a quanto si crede, il bambino prepotente ha un livello di ansia e insicurezza particolarmente basso, generalmente non presenta problemi di autostima e ha un temperamento attivo-impulsivo, spesso abbinato a fattori di educazione familiare che rimandano in prevalenza all’anaffettività, al permissivismo, all’autoritarismo e alle punizioni fisiche.

 

Indicatori:

• Ha preso in giro pesantemente i compagni e/o li ha ridicolizzati
• Ha intimidito, minacciato uno o più compagni
• Ha umiliato e/o comandato a bacchetta uno o più compagni
• Ha picchiato, spinto, aggredito fisicamente i compagni non per gioco
• È coinvolto in liti e scontri
• Ha danneggiato, rubato, sparso in giro o nascosto oggetti di altri studenti
• Se la è presa con uno o più compagni più deboli o indifesi
• Durante i momenti di interazione libera tra pari (intervallo, mensa...), ha isolato uno o più compagni
• Ha diffuso voci non vere sul conto di uno o più compagni
• Ha provocato o si è contrapposto esplicitamente al personale docente o non docente della scuola
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L’elevata frequenza di comparsa di due o più indicatori segnala una situazione di più forte rischio di bullismo reiterato. La presenza di un solo indicatore e con bassa frequenza di comparsa denota il rischio potenziale che l’alunno sia un prevaricatore occasionale.
 

Oltre al bullo e alla vittima, gli amici/compagni possono partecipare alle prepotenze rivestendo i seguenti ruoli:
- aiutanti del bullo, contribuiscono attivamente alla messa in atto delle prevaricazioni intraprese dal bullo;
- sostenitori del bullo, pur non partecipando attivamente alle prepotenze, le sostengono manifestando approvazione;
- osservatori, pur limitandosi alla sola osservazione delle prevaricazioni, con la loro azione omissiva rinforzano la prepotenza;
- difensori delle vittime, aiutano attivamente la vittima (anche solo rivolgendosi agli adulti), o la consolano e confortano.
È importante evidenziare che anche il bullo può essere esso stesso vittima di sopraffazioni (bullo-vittima) e che il comportamento prepotente può essere l’espressione di carenze nell’elaborazione delle esperienze affettive, nelle competenze sociali e nelle abilità di gestione del conflitto.

 

Come prevenire il bullismo? Come intervenire di fronte ai comportamenti pre-devianti?

Il bullismo può originare anche dall’esasperazione di conflitti presenti nel contesto scolastico. Il conflitto è da considerarsi come un campanello d’allarme e può degenerare in forme patologiche quando non si hanno gli strumenti che permettono di riconoscerlo, esprimerlo e gestirlo in un’ottica evolutiva dei rapporti. Se non gestito, il conflitto rischia di mutarsi e provocare effetti distruttivi sulle relazioni (prevaricazione e sofferenza) e sull’ambiente (alterazione del clima di gruppo).
Prevenire e affrontare il bullismo, dunque, significa non solo identificare vittime e prepotenti, ma affrontare e intervenire sul gruppo dei pari nel suo insieme.

La classe è, nello specifico, il luogo privilegiato in cui, dopo il verificarsi di un caso di bullismo ma anche nell’intento di prevenire il dilagare di certi fenomeni, si deve svolgere l’irrinunciabile azione educativa a favore di tutti gli studenti, coinvolgendo i genitori degli allievi e delle allieve e tutti i docenti.
 


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