Il Test della Figura Umana
I test grafici sono strumenti molto apprezzati e largamente utilizzati nella pratica professionale dello psicologo. Vengono utilizzati per la valutazione di adulti e bambini, nei contesti clinico e peritale, talvolta anche in ambito di selezione del personale oppure nell’orientamento scolastico e professionale.
Sono estremamente diffusi data la semplicità delle procedure di somministrazione e l’estrema praticità dei materiali del test. In effetti è piuttosto semplice reperire una matita e qualche foglio A4.
Quando parliamo di test grafici ci riferiamo alle seguenti tecniche proiettive:
- test della figura umana,
- test dell’albero
- test della famiglia (anche di animali).
Il test della figura umana trae la sua origine dagli studi effettuati sul disegno infantile, sviluppatisi soprattutto dall’inizio del ventesimo secolo.
Da tali approfondimenti emersero due punti di particolare rilievo: un’evidente correlazione tra l’evoluzione del disegno infantile e lo sviluppo mentale del bambino e un’evoluzione costante del disegno della figura umana in tutti i bambini.
Partendo da questi due presupposti fondamentali, Florence Goodenough, nel 1920, elaborò un test d’intelligenza per bambini basato sul disegno della figura umana (Test del “bonhomme” o in inglese D.A.M. Draw A Man). Secondo questo metodo viene assegnato un determinato punteggio ad ogni dettaglio del disegno e la somma dei punti così ottenuti viene trasformata in età mentale e quindi in quoziente intellettivo.
La stima dell’intelligenza ottenuta con questo metodo semplice e di solito bene accetto ai bambini, ha una sufficiente validità: è stato infatti dimostrato che il test di Goodenough è correlato con altre prove di intelligenza la cui validità è accertata, quali le scale Wechsler-Bellevue.
Tuttavia è bene sottolineare l’estrema variabilità della valutazione cognitiva attraverso il test della figura umana poiché attualmente la valutazione cognitiva globale avviene attraverso scale di intelligenza molto articolate e basate su teorie dell’intelligenza moderne (Vernon, Cattell-Horn).
In conseguenza di ciò, utilizzando il test della figura umana come test cognitivo si è evidenziato sempre di più che il disegno del bambino è condizionato non solo da fattori di tipo cognitivo ma anche da variabili più propriamente legate all’affettività.
In effetti, difficoltà emotive possono abbassare il rendimento alla prova: in altri termini l’affettività influisce sul modo di disegnare la figura umana. I molti studi che seguirono i primi lavori della Goodenough contenevano suggerimenti importanti riguardo la relazione tra il disegno della figura umana e le variabili della personalità: il modo in cui viene eseguito il disegno, i contenuti rappresentati, nonché le riflessioni associate al disegno, sono fortemente legati agli aspetti affettivi e alle variabili di personalità di colui che esegue il disegno.
Partendo da queste osservazione Karen Machover, nel 1949, presentò il Test del Disegno della Figura Umana (DFU) all’interno della categoria dei test proiettivi, ponendo le basi per un’interpretazione psicodinamica dello stesso. In quanto test proiettivo, poteva essere applicato anche a soggetti adulti.
Secondo K. Machover: «la personalità non si sviluppa nel vuoto, ma attraverso il movimento, le sensazioni e il pensiero di un corpo determinato; giacché il corpo, con le sue tensioni viscerali e muscolari, è il campo di battaglia delle fazioni in lotta, dei bisogni e delle pressioni, rappresenta il punto focale per studiare la personalità» (da www.micropsychology.it).
Nell’interpretazione del disegno della figura umana è importante tenere in considerazione sia gli aspetti formali del disegno sia il significato simbolico collegato con le diverse parti del corpo.
Tra gli aspetti formali, di particolare rilevanza per la valutazione della prova è bene considerare tutto ciò che riguarda, ad esempio, le dimensioni e la presentazione della figura.
Per quanto riguarda il significato simbolico, K. Machover attribuisce un significato simbolico ad ogni organo del corpo. Tuttavia recenti rassegne basate su studi di meta-analisi hanno evidenziato come una interpretazione «olistica», cioè d’insieme, abbia una migliore valenza rispetto ad interpretazioni che danno molto rilievo a singoli parti o dettagli delle figure disegnate (Boncori L. 1993).
Il test DFU viene somministrato a soggetti a partire dai 5 anni di età fino a persone adulte. Per una corretta somministrazione del DFU, è necessario tenere presente i seguenti elementi:
Ambiente. Esso deve essere il più possibile neutro. La postazione comoda per il soggetto.
Materiale da usare. Una matita di morbidezza media (suggeriamo una matita tipo B) e ben appuntita, al fine di non indurre interpretazioni errate a livello del tratto; dei fogli di carta formato A4; i fogli di carta devono essere sparsi a caso sul tavolo al fine di lasciare libero il soggetto di decidere quale orientamento dare loro durante il disegno; cioè se in posizione verticale o orizzontale.
Consegna. In età evolutiva (bambini e preadolescenti) la consegna verbale è: “Disegna una persona” oppure “Disegna un omino”.
Con soggetti adolescenti o adulti si chiede: “Disegna una figura umana”. Una variante possibile è: “Disegna una persona”. È permesso rassicurare il soggetto, se sostiene di non saper disegnare, comunicandogli che la prova non intende misurare la sua abilità artistica. A eventuali richieste di spiegazioni si può procedere ad espressioni del tipo: “Come vuoi”, “come ti piace”. Dopo che il soggetto ha terminato il primo disegno gli si chiede: “Bene, ora disegna una persona di sesso opposto”.
Abitualmente, il soggetto per fare ciò sceglie un altro foglio. Può però avvenire che decida di disegnare la seconda figura sullo stesso foglio accanto alla prima oppure sul retro. Se il soggetto restituisce il foglio con il disegno della sola testa, si chiede di disegnare una figura intera.
Osservazione. Si raccomanda la presenza costante dello Psicologo psicodiagnosta perché l’osservazione della dinamica relazionale che si instaura con il soggetto in esame è determinante ai fini dell’interpretazione (verbalizzazioni, tono della voce, espressione del volto, etc.,).
Tempo di esecuzione. Nella somministrazione del DFU non sono previsti limiti di tempo, tuttavia è utile annotare il tempo impiegato per ciascun disegno, specie se particolarmente breve (pochi secondi), o molto lungo (oltre i dieci minuti). Ciò permette, tra l’altro, un confronto significativo, tra i temi dei due disegni e anche con il tempo impiegato nell’esecuzione di altri test grafici.
Inchiesta. Dopo l’esecuzione dei due disegni, ai fini di una corretta interpretazione, è opportuno procedere a un’inchiesta. Vedi tabella.html/body/p[3]
Per l’interpretazione e individuazione degli indici si ritiene utile seguire i seguenti step di interpretazione:
- Step 1
Si prende in esame dapprima l’orientamento del foglio, se verticale oppure e orizzontale. Questo determinerebbe il bisogno di dipendenza (foglio orizzontale) o la tendenza all’assertività (foglio in verticale). Detto questo si passa poi all’analisi dell’occupazione dello spazio del disegno, attraverso l’analisi della grandezza del disegno.
La grandezza globale del disegno dovrebbe essere i due terzi del foglio. La grandezza del disegno corrisponde all’espansione del Sé in relazione al mondo. L’orientamento del disegno lato sinistro /lato destro corrisponde all’introversione/estroversione, e al passato/futuro. La figura disegnata in alto o in basso indica tono dell’umore up/down e soprattutto astrattezza/concretezza (“testa tra le nuvole” vs. “piedi per terra”).
- Step 2
Interpretazione del livello grafico, attraverso l’analisi del tratto grafico. Bisogna in questo step valutare se il tratto è forte-debole, indicatore di pulsionalità. Se esso è continuo-discontinuo, indicatore di sicurezza-insicurezza. Oppure se è rinforzato (calcato) in alcune parti oppure se sono presenti più linee nello stesso tratto. Il primo caso indica impulsività, il secondo insicurezza.
Bisogna poi tenere presente il distretto corporeo dove c’è il tratto rinforzato oppure se sono presenti più linee nello stesso tratto.
- Step 3
A questo punto è bene valutare la visione gestaltica della figura. Ovvero verificare se è presente l’omissione di qualche distretto corporeo (Es: bacino), oppure di qualche dettaglio importante (Es: occhi, mani). È opportuno sintetizzare questo step con quello precedente. Se per esempio c’è una ambivalenza o cambiamento del tratto del disegno.
- Step 4
Analisi dei singoli dettagli del disegno. Si parte dalla testa (che dovrebbe essere il primo dettaglio tracciato). La testa corrisponde secondo vari autori alla razionalità. È bene che sia proporzionata al resto del disegno e non sia “troppo” grande rispetto al busto ed alle spalle.
Si procede con l’analisi del viso, che è fondamentale nel senso di identità e nella dimensione della razionalità. Una domanda da porsi, in questa fase del lavoro è se sono presenti i lineamenti oppure no. La mancanza di qualche lineamento indica di sicuro qualche tipo di difficoltà psicologica dato che l’omissione non è mai casuale!
Si prosegue con gli occhi, esplicitano la fondamentale funzione psicologica e relazionale del “vedere”. Gli occhi sono metafora anche degli “occhi della mente” (la ragione) e del contatto con gli altri. Alcuni autori affermano che una esasperazione degli occhi indica un’ ansia persecutoria o paranoia. Tuttavia ricerche moderne non hanno confermato tale ipotesi.
In generale: più l’occhio è organizzato, migliore è il contatto tra il proprio mondo interno ed il mondo esterno del soggetto.
Andiamo avanti con le orecchie le quali spesso non compaiono, quando appaiono indicano un timore del giudizio degli altri. Ciò soprattutto in presenza anche di occhi grandi e vistosi. Anche qui la relazione tra paranoia e orecchie grandi non ha trovato conferme statistiche da ricerche condotte negli ultimi anni.
Di qui passiamo all’analisi della bocca. Una sua enfatizzazione indica aggressività (soprattutto se c’è esposizione dei denti) ma anche dipendenza e bisogno di nutrimento affettivo (soprattutto quando non c’è esposizione dei denti). La bocca raffigurata con solo un tratto orizzontale, indica il non voler parlare, non volersi esporre oppure un’ inconsapevole dissimulazione di un bisogno di dipendenza; labbra turgide indicano sensualità. È importante valutare anche la direzione della rima labiale up/down ovvero felicità/tristezza.
Ancora si procede con il naso. Alcuni autori indicano il naso come la punta fallica del viso, tuttavia noi in generale intenderemo l’accentuazione del naso con un temperamento maschile. Andiamo avanti con i capelli, che sono legate a tematiche di sensualità-seduttività qualora molto accentuati.
Finita l’analisi del capo e dei lineamenti del viso, si procede all’analisi del collo. Il collo è il ponte, la comunicazione tra la ragione (testa) e gli affetti e le pulsioni (busto). Un collo molto lungo indica una tendenza del soggetto a passare dalla sfera cognitiva alla sfera affettiva in un tempo molto prolungato. Viceversa il collo largo e tozzo.
Si passa a questo punto al busto. Nel DFU rappresenta la sede delle pulsioni e degli affetti. Il busto rappresenta la sede delle emozioni. Un busto “contratto” e ipo- sviluppato ci dice che c’è una difficoltà verso il proprio lato emozionale e scarso spazio concesso alla vita affettiva. Le considerazioni sul busto ipo- sviluppato vengono enfatizzate se nel busto ci sono pochi o nessun dettaglio. Bisogna stare attenti anche ad un busto iper- sviluppato senza dettagli, dato che indica un’emotività che si esprime con scarsi controlli razionali (impulsività non controllata).
Passiamo dunque all’analisi delle braccia, le quali sono, sostanzialmente, deputate a conoscere la direzione delle spinte affettivo-emotive del soggetto. Per esempio le braccia corte indicano una scarsa capacità di azione nel mondo esterno ed una inibizione dell’aggressività e dell’assertività (soprattutto se le braccia sono molto aderenti col busto). Invece larghe e aperte ci danno informazioni di una eccessiva spinta all’agire e a determinare effetti sul mondo, incluse aggressività, egocentrismo ed istrionicità.
Questa lunga analisi non è ancora terminata poiché si passa all’analisi delle mani. Qui bisogna verificare se sono con 5 dita, con pollice opponibile, ben strutturate, aperte, ed articolate (falangi, falangine, falangette). Migliore è la strutturazione delle mani migliore sarà la capacità di agire sul mondo che il soggetto autore del disegno si riconosce.
Nelle fasi finali della nostra attenta analisi non ci resta che valutare le gambe ed i piedi del disegno. Le gambe esprimono il dinamismo psichico della personalità del soggetto ed anche la sua stabilità psicologica. I piedi ci danno indicazioni sul contatto con il mondo.
Lo step 4 va applicato ad entrambi i disegni e attribuendo importanza anche alle differenze macroscopiche presenti tra le due rappresentazioni.
- Step 5
In questo step integriamo notizie derivanti dall’intervista della Machover, relativamente ad autoriferimenti di età, lavoro e informazioni su stati emotivi e relazionali.
Considerando il prevalente uso clinico di questo reattivo, la validità che più interessa è quella discriminante o convergente con altri criteri o strumenti che permettano di identificare specifiche caratteristiche e/o condizioni di psicopatologia, dato che la validità di costrutto e quella di contenuto presenta delle criticità (per tutto quello detto nell’introduzione).
Pertanto, la validità discriminante e convergente è risultata buona relativamente all’individuazione di stati ansiosi e/o depressivi.
Johnson (1971) si è occupato di verificare la validità delle ombreggiature, delle cancellature e delle linee rinforzate come indicatori di ansietà, ma non ha trovato correlazioni significative tra i punteggi delle cancellature e delle linee rinforzate con i punteggi dell’ansia. È stata comunque trovata una relazione statisticamente significativa tra ombreggiatura e l’ansietà, supportando così la validità di questo indicatore.
Per quanto riguarda l’attendibilità dei risultati, i metodi riferiti agli indici globali permettono di ottenere migliori coefficienti di affidabilità, in particolare tra valutatori. Sembra pertanto opportuno tralasciare l’impiego di metodi di scoring basati su dettagli isolati.
L’attendibilità test-retest sembra invece meno stabile, molto probabilmente perché dipendente dalla variabilità delle prestazioni nel disegno, a causa sia di fattori evolutivi che contestuali (Thomas e Jolley, 1998). Di fatto questo strumento rileva le situazioni contestuali piuttosto che variabili psicologiche stabili nel tempo (tratti).
Privi di fondamento statistico sembrano essere gli indicatori relativi alle variabili psicologiche relative all’identità di genere e all’identità sessuale del soggetto sottoposto al test.
Non è possibile stabilire l’omo od etero sessualità dei soggetti analizzando i disegni (in verità non sarebbe nemmeno compito dello Psicologo in fase di diagnosi), anche se (purtroppo) vi sono ancora degli autori e clinici che fanno interpretazioni relative alla presunta omosessualità o perversione sessuale del soggetto autore del disegno. Questo vale anche per la valutazione di problematiche di identificazione di genere (Von Ornsteiner 2000).
Ribadiamo che tali inferenze non hanno alcuna attendibilità e affidabilità statistica.
Ciò vale anche per i presunti indicatori di abuso sessuale. In una revisione delle ricerche che hanno utilizzato il TFU per indagare situazioni di abuso fisico o sessuale in età evolutiva, Veltman e Brown (2002), oltre a sottolineare la scarsità di ricerche sull’argomento (molto poche in un arco di tempo di circa 40 anni), hanno rilevato variabilità nelle procedure di analisi dei disegni, il che rende difficile sia il confronto tra i diversi studi, che la possibilità di isolare indicatori univoci e validi.
Il DFU è un prezioso strumento che può essere utilizzato come integrazione di una batteria di test, soprattutto se utilizzato come prima prova, allo scopo di favorire la compliance del soggetto in esame e di diminuirne l’ansia.
È di facile somministrazione ed interpretazione oltre a richiedere poco tempo nell’ esecuzione.
Può essere utilizzato in accompagnamento ad un test proiettivo di maggiore spessore diagnostico (Rorschach, Tat) oppure ad un questionario di personalità (MMPI-2). È molto utile specialmente nella valutazione psicodiagnostica dei bambini.
Bibliografia
Anastasi A., I test psicologici, Franco Angeli 2002
Boncori L., Teoria e tecniche dei test, Boringhieri 1993
Boncori L., I test in psicologia. Fondamenti teorici e applicazioni, il mulino, 2006
Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, Parere sulla diagnosi psicologica e psicopatologica, 2009
Castellazzi V., Il test della figura umana, ed. LAS, 2009
Machover K., Il test del disegno della Figura Umana, OS Giunti, 2010
Passi Tognazzo D., Metodi e tecniche nella diagnosi della personalità. I test proiettivi, Giunti 1996.