Psicologia dinamica del fumetto nero
Inviato da Marco Minelli il Mer, 22/05/2013 - 22:12
Il fumetto italiano del genere “nero” nacque nel 1962 con il tuttora celeberrimo Diabolik; con il quale si sviluppò una nuova tecnica che portò nel campo grafico gli accorgimen- ti messi a punto nel cinema: inquadratura, angolazione, montaggio e sceneggiatura di- vennero elementi di prim’ordine per il successo di un fumetto. Questo genere è carat- terizzato dal formato tascabile e inizialmente dalla dicitura “per adulti” che gli conferiva il fascino di un’esperienza precoce e proibita; pertanto ebbe molto successo soprattutto tra gli adolescenti ed i preadolescenti. In questo articolo faremo riferimento a tre sotto generi di fumetto nero: il “comico nero” (Alan Ford ed il gruppo TNT, Jonny Logan ecc.), il “classico nero” (Diabolik, Satanik, Kriminal, Sadik ecc.) e “l’erotico nero” (Isabella, Lando, Jacula ecc.); qualcuno forse non sarà d’accordo con questa classificazione, ma è evidente che oltre che al formato, tutti questi albi a fumetti condividono moltissime caratteristiche: grafica, montaggio e ritmo di vignetta innanzitutto: la regola delle due vignette a pagina per esempio vale davvero per tutti, da Alan Ford fino a Isabella.
I contenuti del fumetto nero sono diametralmente opposti a quelli dei gialli tradizionali: l’eroe non è il poliziotto bensì il delinquente; secondo Imbasciati e Castelli (1975) “il fumetto nero presenta uno stile di vita in spregio ai valori tradizionali, in contrasto alle regole sociali, in opposizione alle norme morali e cioè alle figure autoritarie genitoriali. Esso offre l’immagine di un’autorità debole ed inetta: qualcosa da attaccare, da contestare”. Così effettivamente faranno i giovani negli anni sessanta; infat- ti, i mutamenti significativi delle strutture di personalità dei personaggi dei fumetti sono sempre stati indici di rispettivi mutamenti nelle strutture di personalità delle giovani generazioni. I contenuti dei primi fumetti neri furono caratterizzati da due elementi fondamentali che lo imponevano al pubblico: l’aggressività, la violenza, il crimine da un lato e l’ele- mento sessuale, il pornografico dall’altro; questi due ingredienti si mescolano per costituire l’altro elemento di base, il sadismo. Se in Diabolik prevale il primo di questi due elementi, in Satanik, Kriminal, Messalina, Gesebel, Isabella le dosi sono molto più equilibrate. Prevarrà invece il secondo nel filone pornofavolistico (De Sade, Biancaneve ecc.) diffusosi alla fine degli anni sessanta e consolidatosi negli anni settanta.
Negli anni del boom economico cambiarono radicalmente le modalità d’illustrazione delle tematiche dell’eros e dell’aggressività; Con l‘avvento del fumetto nero la tematica edipica sembra scomparsa del tutto: l’uomo conquista le donne senza alcuna difficoltà, senza rivalità con altri uomini e l’attività sessuale sembra essere libera da qualsia- si ombra di colpa. Parallelamente vediamo però che la relazione erotica perde di consistenza, non è duratura, non permette alcun legame profondo tra i due partner, non da loro soddisfazione intima e deve essere con- tinuamente ripetuta con partner differenti; molto spesso assume significati perversi e l’uccisione dell’amante sembra essere se non una regola, una possibilità costante nelle narrazioni. Altre volte invece ha luo- go un rapporto sadomasochistico, in cui la violenza e la tortura vengono erotizzate e si sostituiscono alle effusioni amorose; oppure un rapporto persecutorio in cui nessuno riesce ad amare l’altro; i due personaggi hanno iniziato una relazione sessuale ma non riescono a completarla, non riescono cioè ad amarsi e si distruggono invece a vicenda. L’istinto di morte viene a sostituire l’eros. L’unica eccezione a questi schemi è proprio Diabolik, che con Eva Kant sembra avere instaurato una relazione soddisfacente e non è un caso che proprio lui sarà l’unico superstite in edicola quaranta anni dopo. Per quanto riguarda l’aggressività, essa non ha più bisogno di essere giustificata da ideali patriottici oppure mascherata da elementi comici: nei fumetti neri troviamo spesso la violenza fine a sé stessa, ed il numero di omicidi per ogni episodio è superiore a quel- lo dei gialli tradizionali.
Nella teoria psicoanalitica freudiana, i meccanismi di difesa sono dei moti inconsci, dei movimenti di energia psichica che avvengono in situazioni ansiogene, a sostegno dell’Io. Uno di questi meccanismi di difesa, è l’identificazione, attraverso il quale si modella il proprio comportamento secondo il comportamento di un’altra persona; questo meccanismo è completamente inconscio: se invece siamo consapevoli di volere “copiare” qualche tratto di una persona ammirata eseguiamo un’imitazione. L’identificazione ha spesso effetti postivi, ma a volte può condurre a effetti indesiderabili o disastro- si: può aiutare l’individuo a soddisfare i suoi bisogni, specie quelli di sicurezza. E’ anche utile quando fa assorbire ambizioni, ideali ed obbiettivi che danno la spinta ad agire in modo costruttivo. Per contro l’identificazione è dannosa quando è esagerata: gli individui che si identificano troppo a fondo con qualche personaggio si distaccano dalla realtà della vita quotidiana fino a giungere, in alcuni casi, a forme psicotiche o caratteriali. Tale meccanismo diventa nocivo anche quando si fissa: se c’è un eccessivo divario tra quanto si desidera fare e quanto si fa realmente, è facile che compaiano sentimenti di inadeguatezza, d’inferiorità ed anche di colpa. In Diabolik i meccanismi che portano all’identificazione sono molto sottili e spesso instabili; completamente diversi da quelli classici che avvano caratterizzato gli eroi degli anni cinquanta come Blek o Capitan Miki, tutti centrati sulla tematica edipica. Pertanto è di notevole rilevanza è il rapporto protagonista-antagonista: C’è da notare che Diabolik e l’Ispettore Ginko hanno in comune parecchi tratti somatici, si somigliano quasi, come se si volesse alleviare i sensi di colpa del lettore identificato con un criminale. Come se due uomini molto simili sia per l’aspetto fisico che per il modo di utilizzare il ragionamento logico-deduttivo finiscano a fare il poliziotto o il criminale per motivi assai casuali. In ogni caso, il protagonista delinquente viene connotato anche da caratteristiche positive, allo scopo di consentire ugualmente il processo d’identificazione.
In Diabolik ed in tutti gli altri eroi dei fumetti noir non vi è mai soddisfazione: essi sembrano perennemente in preda alle loro brame che non riescono a saziare. Come se il ripetere le medesime gesta criminose sai l’unico mezzo per difendersi dalla situazione depressiva. Si tratterebbe quindi di una difesa maniacale contro la de- pressione, di una difesa che si è stabilizzata attraverso la condotta delinquenziale, nella ripetizione esasperata di un comportamento caratteriale che preserva dal pericolo di diventare psicotici. Il genere nero ebbe non a caso un grande successo negli anni della contestazione giovanile. Come mai proprio Diabolik è stato l’unico a resistere in edicola? La risposta è semplice; era l’unico che poteva contare su una relazione sentimentale stabile, peraltro con una donna complice. Imbasciati (1970) ha illustrato la dinamica degli eroi dei fumetti neri: l’assenza del senso di colpa indicherebbe che la figura paterna è venuta a mancare o non si è mai costituita. La mancanza di una figura paterna espone il soggetto ai pericoli del dilagare della pro- pria aggressività: Ci si espone al pericolo che il proprio istinto aggressivo distrugga ogni cosa intorno a noi ed infine si rivolga verso noi stessi. Se il Super-io non è costi- tuito, l’intera personalità non è abbastanza strutturata, l’Io stesso è debole e l’individuo diventa preda della propria aggressività, ri- schiando di distruggere tutti i suoi oggetti, anche gli oggetti amati e ritrovarsi solo: Nei fumetti neri i protagonisti uccidono tutti, si appropriano di tutto, ma sono solitari, senza amicizie ed affetti. Secondo la teoria dello sviluppo psicosessuale di Freud, il furto coatto, continuativo, indica una regressione a livello orale e gli oggetti rubati rappresentano il seno materno.
Altri fumetti neri (Satanik, Gesebel, Messalina) hanno come pro-tagonista una donna fallica e senza scrupoli che ruba, uccide e talvolta dispensa sessua- lità pregenitale spesso di tipo sadomasochistico; Imbasciati conclude che tutti i fumetti neri ed in particolare quelli a personaggio femminile offrono un materiale chiaramente regressivo per quanto riguarda lo sviluppo psicosessuale e la gestione istintuale uma- na; ricorrente è la regressione alle fasi pre- genitali, orale, anale e fallica. Quasi tutti questi personaggi hanno avuto qualche anno di gloria per poi scompa- rire; alcuni sono ricomparsi in edicola una ventina di anni dopo, a memoria dei quarantenni nostalgici, gli stessi che celebrava- no gli anni settanta in tv con Fabio Fazio e i Cugini di campagna; Cosicché sono uscite delle ristampe che però si sono concluse presto anche quando il numero degli albi non era prestabilito dall’editore. Diabolik no o almeno non ancora, lui è l’unico eroe intergenerazionale del fumetto nero e mentre scriviamo si appresta a diventare uno splendido cinquantenne.
Marco Minelli
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