Anoressia: rifiuto del cibo come annullamento di se
Una volta venne da me una giovane donna di 27 anni per problemi di autostima. Soffriva di anoressia da dieci anni circa. Viveva ancora con la madre, mentre il padre era deceduto due anni prima. Mi raccontò di essere sempre stata dedita allo studio e di essersi laureata in economia a pieni voti. Un mese prima della discussione della tesi, le venne a mancare il padre, morto per un infarto all'età di 50 anni. Lo descrisse come un uomo dedito al lavoro e per questo motivo spesso assente: "Così latitante che è sempre mancato a tutti gli eventi più importanti della mia vita. Ora anche la laurea. Quando ero piccola non ricordo che abbia mai giocato con me o mi abbia mai accompagnato da qualche parte".
Quando mi parlò del rapporto con la madre, la descrisse come una donna fredda e dedita alla cura della casa. La definì come una donna che aveva rinunciato al suo lavoro per occuparsi del marito e dei figli.
La mia paziente aveva un'immagine della propria mamma come di una donna frustrata e insoddisfatta della propria vita attuale. Ella si era sempre prodigata per i suoi figli (la mia paziente era la minore di tre fratelli), ma senza alcuno slancio ed entusiasmo, con un tono dell'umore piatto, tendente al depresso. La mia paziente descrisse la madre come una signora poco loquace e incapace di esternare l'affetto, che in passato si era lamentata di doversi occupare da sola di tre figli, poiché i nonni non l'avevano mai aiutata e per questo si era sentita molto stanca.
I fratelli della paziente, più grandi di lei, avevano uno l'età di 30 anni e l'altro di 28, all'epoca dei nostri colloqui. Il maggiore era sposato con due figli e viveva a circa 40 km dalla paziente, mentre l'altro fratello si era trasferito a circa 300 km per lavoro e conviveva.
La mia paziente era stata l'unica ad aver deciso di rimanere nella propria casa di origine. Dopo la laurea ed un breve master, trovò lavoro nelle immediate vicinanze. Nel frattempo, aveva avuto qualche relazione sentimentale, ma erano terminate tutte quante piuttosto in fretta, ovvero nell'arco di due mesi ed a breve distanza l'una dall'altra. Diceva di non essersi mai innamorata. Le amicizie erano poche e superficiali: si trattava per lo più di compagne universitarie o del liceo. Faceva fatica a stringere nuovi rapporti, anche perché evitava le occasioni mondane e non aveva hobby da coltivare e condividere. Così, trascorreva quasi ogni fine settimana a casa, uscendo preferibilmente solo con la propria madre per fare compere o andare al cinema.
Cominciò a manifestare segni di anoressia già all'età di 17 anni, periodo in cui frequentava il liceo. In un anno perse 12 kg.
All'epoca dei nostri colloqui era alta 170 cm e pesava 50 kg. Era stazionaria da un paio di anni. Durante l'università era arrivata a pesare 43 kg. Ovviamente la famiglia era ricorsa a misure cautelari, attraverso più di un ricovero ospedaliero, una terapia psichiatrica ed una farmacologica, le quali si protraevano ancora al momento dei nostri colloqui.
Dai nostri colloqui emerse che tutto il mondo della paziente ruotava attorno al cibo. Non c'era istante che ella non pensasse al cibo, non ne studiasse la composizione, gli ingredienti e gli aspetti calorici.
Le piaceva preparare piatti elaborati, soprattutto dolci, che poi distribuiva ai parenti o al vicinato, affinché li gustassero.
La mia paziente mi confesso di non aver cominciato a smettere di mangiare perché si vedeva troppo grassa e voleva assomigliare alle modelle. Lei voleva solo sparire, scomparire, non essere più vista da se stessa e dalla sua famiglia. Ella rifiutava il cibo, così come si era sentita rifiutare dai propri genitori. Questo rifiuto lo aveva interpretato, giustificandolo come una sorta di manipolazione ("Mi sono sempre sentita manipolata dalla mia mamma e dal mio papà, ho sempre subito i loro suggerimenti, che diventavano imposizioni, dalla scelta della scuola e dell'Università, fino alle compagnie da frequentare e i ragazzi con cui uscire, criticandomi aspramente se non mi comportavo nella maniera giusta e corretta per loro. Non mi sono mai sentita libera di scegliere e di essere indipendente").
Smettendo di mangiare, aveva finito con il rifiutare se stessa, annullandosi.