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Lettera ad un padre deceduto

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Il caso di G., una ragazza di 23 anni, ha colpito la mia attenzione.
Mi telefonò la sua mamma, preoccupata del fatto che la figlia, negli ultimi 6 mesi, fosse particolarmente irritabile, stanca e apatica e stesse calando di peso.
Invitai madre e figlia al primo colloquio e notai l'agitazione e l'apprensione della mamma, in contrasto con l'apparente calma della ragazza.
Parlammo a lungo e mi raccontarono della morte del padre, avvenuta un anno prima, da cui la mamma si era separata da circa 6 anni.
Nei colloqui successivi, la ragazza mi parlò del suo lavoro (che le piaceva), del rapporto con la madre e con le sorelle (che sembrava positivo), della fine della storia con il fidanzato (durata 5 anni) e del legame con quello attuale, che frequentava da pochi mesi, della sua alimentazione e del rapporto con il cibo. Decidemmo che cominciasse a redigere un diario alimentare, in cui registrava tutto quello che mangiava, quali erano i suoi piatti preferiti e quali invece evitava.
Dopo tre colloqui, faticava a raccontarmi del padre e compresi che si trattava di una mancata elaborazione del lutto. Iniziammo a lavorare su questo aspetto.
Di sua spontanea volontà e con il volto triste, al quinto colloquio, cominciò a parlarmi del padre, che era andato a lavorare all'estero sei anni prima, dopo essersi separato dalla madre e tornava poco in Italia (all'incirca lo vedeva due volte all'anno). Nel nuovo paese aveva conosciuto una donna, che era diventata la sua compagna. Durante i lunghi periodi di lontananza chiamava a casa frequentemente per parlare alle sue figlie e scriveva loro lunghe lettere, a cui però G. non rispondeva mai. Nonostante la separazione, aveva cercato di mantenere dei buoni rapporti con la ex moglie.
G. si ricordava quando da bambina il padre giocava con lei e con le sue sorelle maggiori e raccontava loro molte fiabe.
Nei ricordi della mia paziente il padre era stato sempre durante la sua infanzia e adolescenza. Lo descriveva come un uomo allegro, altruista e ottimista.
Un giorno chiesi a G. di scrivere una lettera al padre, cercando di comunicargli tutto quello che aveva taciuto e omesso di dirgli nel corso degli anni.
G. non aveva accettato la sua improvvisa scomparsa, per cui esternargli tutto ciò che avrebbe voluto comunicargli prima della sua morte, attraverso quella lettera, le fu di grande aiuto.
Volle che leggessi la sua missiva e non potei fare a meno di commuovermi.


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