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Pensieri di una maniaco depressiva

psicologia, psicoterapia, psichiatria, attacchi di panico, fobie, disturbi umore

Avere a che fare con un disturbo dell'umore non è semplice, soprattutto per la persona che ne è affetta.
Ricordo il caso di M., una giovane donna di 32 anni, a cui era stato diagnosticato tale disturbo quando ne aveva 17.
Per molti anni aveva assunto antidepressivi (ricaptatori selettivi della serotonina), i quali però non potevano prevenire le future ricadute e gli episodi maniacali. Non si era mai decisa a fare ricorso al litio (uno stabilizzante dell'umore), perché lo temeva, ignorandone gli effetti.
All'età di 32 anni (poco dopo che erano iniziati i nostri colloqui), si lasciò convincere a sospendere il farmaco che assumeva e introdusse il litio. Il motivo di tale scelta era dovuto al fatto che dopo molti anni, l'antidepressivo non le faceva più alcun effetto ed era peggiorata a dismisura.
Mi raccontò di avere "visto" i primi effetti del litio, solo dopo un mese dalla prima assunzione e che dopo tre mesi, sebbene non si verificassero più episodi maniacali, lo stato depressivo ancora la investiva. Per due giorni stava bene, per altri due piombava in uno stato d'angoscia e inadeguatezza profonde. Svolgere qualsiasi mansione giornaliera le era difficoltoso. Aveva scarsa cura di se, non provava alcun interesse nelle cose che faceva, trascurava i rapporti, nutriva pensieri spiacevoli riguardo alla sua vita, pensava alla morte, rimuginava su alcuni episodi del passato.
Il concetto del tempo nelle persone depresse assume toni carichi di rabbia, dolore e frustrazione: non vivono il presente, hanno paura del futuro e si concentrano sul passato.
Tutto ciò che hanno vissuto assume una connotazione negativa. Se si chiede loro di ricordare un episodio piacevole della loro esistenza e riferito ad una o più persone, non lo rammentano (come se nella depressione mancasse la ritenzione degli avvenimenti piacevoli). Per le persone depresse la vita è un luogo ostile e oscuro.
Due erano i nuclei tematici nell'esistenza di questa donna, ovvero i vissuti di colpa e vergogna. Ella si sentiva in colpa verso i familiari e gli amici, perché era depressa, cosicché, per nascondere questa emozione, assumeva un atteggiamento aggressivo.
Si vergognava di se stessa, poiché si sentiva una persona "diversa" dalle altre e, ritenendo necessario nascondere il suo disturbo agli occhi di amici e conoscenti, reagiva con rabbia e frustrazione di fronte alla sua angoscia.


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