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La persona depressa

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“La persona depressa viveva un terribile e incessante dolore emotivo, e l’impossibilità di esternare o tradurre in parole quel dolore era già una componente del dolore e un fattore che contribuiva al suo orrore di fondo.”

"La persona depressa" è un racconto contenuto nella raccolta “Brevi interviste con uomini schifosi” di Wallace.
La protagonista di questo racconto è una giovane donna, senza nome, il suo nome è "la persona depressa" e Wallace si riferirà a lei in questo modo per tutto il racconto.
Il racconto è scritto in terza persona, tutta la realtà descritta viene filtrata dal pensiero ossessivo, patetico, vittimistico e crudele della donna depressa.
Gli altri personaggi del racconto, che sono le vittime di questo mostro, sono il "Sistema di sostegno", un gruppo non fisso di ragazze, amiche o conoscenti in cui la persona depressa si è imbattuta durante la sua infanzia e adolescenza di donna depressa, la sua terapeuta, i suoi genitori. Con questi tre soggetti la persona depressa stabilisce le sue relazioni.
I genitori della persona depressa si sono separati quando lei era adolescente e questo evento traumatico ha condizionato la vita della persona depressa: a questo evento e ai consequenziali conflitti tra i genitori, la persona depressa, incoraggiata dalla terapeuta, fa risalire le sue condizioni attuali di persona depressa, l’origine della sua depressione e dell’angoscia inesprimibile che la pervade.
Le amiche che la persona depressa ha scelto come sistema di sostegno, incoraggiata dalla terapeuta, abitano tutte fuori città e per chiamarle la persona depressa deve fare delle interurbane, le chiama sempre in orari impossibili:

“Era umiliante; la persona depressa si sentiva umiliata. Diceva che era umiliante fare un’interurbana a tarda ora a un’amica d’infanzia che chiaramente aveva altro da fare e una vita da condurre e un rapporto di coppia vibrante, sano, intimo, coinvolgente; era umiliante e patetico stare sempre a scusarti perché secchi qualcuno o sentire che devi profonderti in ringraziamenti per il semplice fatto che una ti è amica.”html/body/p[3]

La persona depressa riferisce ogni cosa sempre a se stessa e il dolore che prova nel disturbare le sue amiche nel cuore della notte, costringendole con ricatti manipolatori a restare alla cornetta ad ascoltare le sue pippe autocommiserative e patetiche, non è riferito al fastidio provocato nelle amiche, ma al suo dolore nell’essere percepita come una persona che disturba nel cuore della notte, costringendo con ricatti e manipolazioni ad ascoltare quelle che è consapevole siano delle pippe autocommiserative e patetiche.
Questo meccanismo sadico percorre tutte le pagine del racconto e illumina tutti i rapporti interpersonali che la persona depressa affronta nella sua vita di persona depressa.
E quando alla fine la terapeuta si uccide, la persona depressa non si dà pace, perché soffre nell’essere consapevole che il suo senso di essere stata abbandonata dalla terapeuta è ingiusto e crudele nei confronti della terapeuta e questa cosa l’angoscia e non fa che aumentare la sua depressione.

Wallace era una persona depressa e si è suicidato. Conosceva molto bene i meccanismi psicologici di chi vive un disagio psichico, così come conosceva bene le dinamiche relazionali che si stabiliscono tra la persona sofferente e gli altri, che siano i terapeuti o i familiari.
La verità che l'autore fa emergere consiste nel fatto che la persona sofferente fa fatica a sentire gli altri. Ovviamente non tutte le persone depresse sono così insensibili e crudeli. E non tutte attuano questo genere di manipolazioni, e probabilmente vi sono persone così che non sono nemmeno depresse. Il dubbio poi che la persona depressa si sia inventata questa depressione per compensare il vuoto interiore angosciante che la pervade serpeggia in tutto il racconto.

Il primo passo avanti nella guarigione lo si fa quando finalmente si comprende l’altro da se come un essere altrettanto fragile e bisognoso di cure. La paranoia che spesso diventa autocommiserazione si nutre di questa insensibilità al dolore altrui. Una persona si sente sola e abbandonata, e incolpa gli altri di questa sua solitudine e di questo abbandono. Non pensando minimamente che forse anche gli altri si sentono abbandonati e soli, magari da questa stessa persona. Se io non ricevo una mail o una telefonata da qualcuno penso subito di essere messo da parte, ma forse sono io che non telefono e non scrivo mai una mail.


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